domingo, 7 de febrero de 2016

Las TIC en Italia: 15 años atràs.


Ourense,06.02.2016
Señorita y caballeros, hola! Que tal?
Oggi, in questo sito, mi sono imbattuta in un articolo davvero interessante, attuale…e soprattutto che mi tocca molto da vicino. Secondo un sondaggio di European Schoolnet, i Paesi che hanno i risultati migliori nei test OCSE-PISA sono quelli in cui almeno l’80% delle scuole è connessa ad Internet. In Italia, solamente circa il 9% delle classi possiede una connessione in aula. In Spagna, Gran Bretagna, Francia e Finlandia, ad esempio, portare il tablet a scuola e connettersi ad Internet rende l'apprendimento più vivace e più adatto alle nuove generazioni; non solo, alleggerisce anche il peso che i bambini e i ragazzi devono portare negli zaini ed addirittura il costo delle famiglie del 60% in libri e cancelleria.
Sono convinta che l’utilizzo di tablet e pc direttamente in sede di apprendimento farebbe diminuire anche le ore di studio nozionistico a casa, rendendolo molto più un lavoro di ricerca e scoperta, guidata dal docente così in classe come casa, con la possibilità di rimanere sempre in contato grazie a classi virtuali. In questo modo, con l'insegnante alla regia, non ci sono differenze tra chi è seguito e chi non lo è, tra chi è in classe e chi magari ha perso una settimana di lezioni a causa di una brutta influenza. Noi ragazzi italiani siamo considerati nativi digitali poiché usiamo moltissimo Internet a casa, ma lo facciamo soprattutto per chattare, giocare ed utilizzare i Social Network, tralasciando magari qualche rara ricerca didattica in Wikipedia. Nonostante si continui ad osannare il sacrosanto utilizzo di carta e penna per imprimere meglio un concetto nella memoria, siamo quelli con più ore di studio domestico del resto d'Europa. La media OCSE è di 4,9 ore a settimana, mentre noi italiani studiamo più del doppio. A dispetto della nostra dedizione ai libri, però, chi eccelle nelle materie scientifiche è chi studia a casa 3 ore alla settimana: il doppio dei risultati nella metà del tempo, riducendo anche la fatica e la stanchezza che ne deriva dallo stare chini sul libri a sottolineare e schematizzare. Secondo l'OCSE sono l’infrastruttura tecnologica, la qualità delle metodologie didattiche e l’organizzazione del sistema formativo che fanno la scuola “buona” e fanno quindi la differenza, non la diversità di censo di ogni studente o la quantità di compiti. Per dirla in modo più semplice, noi italiani siamo indietro di 15 anni.
Sono decisamente propensa ad attuare questa “riforma tecnologica” nelle scuole italiane, si imparerebbe meglio, più in fretta e magari divertendosi anche di più ma sono anche convinta che questo cambio radicale porterebbe non pochi problemi ai docenti che, diciamocelo, sono gli stessi che hanno avuti i nostri genitori al loro tempo.
Il passaggio sta avvenendo in modo lento, ma almeno qualcosa si sta muovendo.
Un consiglio per riuscire a smuovere tutto ciò potrebbe essere quello di far seguire ai professori corsi di aggiornamento circa le TIC e migliorare notevolmente anche la qualità delle lezioni di informatica per modificare lo schema di apprendimento che abbiamo radicato in noi. E voi cosa ne pensate?
Tecnoloxicamente vostra, Irene.

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