Ourense,06.02.2016
Señorita y caballeros, hola! Que tal?
Oggi, in questo
sito, mi sono imbattuta in un articolo davvero interessante, attuale…e
soprattutto che mi tocca molto da vicino. Secondo un sondaggio di European
Schoolnet, i Paesi che hanno i risultati migliori nei test OCSE-PISA sono
quelli in cui almeno l’80% delle scuole è connessa ad Internet. In Italia,
solamente circa il 9% delle classi possiede una connessione in aula. In Spagna,
Gran Bretagna, Francia e Finlandia, ad esempio, portare il tablet a scuola e
connettersi ad Internet rende l'apprendimento più vivace e più adatto alle
nuove generazioni; non solo, alleggerisce anche il peso che i bambini e i
ragazzi devono portare negli zaini ed addirittura il costo delle famiglie del
60% in libri e cancelleria.
Sono convinta che l’utilizzo di tablet e pc direttamente in
sede di apprendimento farebbe diminuire anche le ore di studio nozionistico a
casa, rendendolo molto più un lavoro di ricerca e scoperta, guidata dal docente
così in classe come casa, con la possibilità di rimanere sempre in contato
grazie a classi virtuali. In questo modo, con l'insegnante alla regia, non ci
sono differenze tra chi è seguito e chi non lo è, tra chi è in classe e chi
magari ha perso una settimana di lezioni a causa di una brutta influenza. Noi
ragazzi italiani siamo considerati nativi digitali poiché usiamo moltissimo
Internet a casa, ma lo facciamo soprattutto per chattare, giocare ed utilizzare
i Social Network, tralasciando magari qualche rara ricerca didattica in
Wikipedia. Nonostante si continui ad osannare il sacrosanto utilizzo di carta e
penna per imprimere meglio un concetto nella memoria, siamo quelli con più ore
di studio domestico del resto d'Europa. La media OCSE è di 4,9 ore a settimana,
mentre noi italiani studiamo più del doppio. A dispetto della nostra dedizione
ai libri, però, chi eccelle nelle materie scientifiche è chi studia a casa 3
ore alla settimana: il doppio dei risultati nella metà del tempo, riducendo
anche la fatica e la stanchezza che ne deriva dallo stare chini sul libri a
sottolineare e schematizzare. Secondo l'OCSE sono l’infrastruttura tecnologica,
la qualità delle metodologie didattiche e l’organizzazione del sistema
formativo che fanno la scuola “buona” e fanno quindi la differenza, non la
diversità di censo di ogni studente o la quantità di compiti. Per dirla in modo
più semplice, noi italiani siamo indietro di 15 anni.
Sono decisamente propensa ad attuare questa “riforma
tecnologica” nelle scuole italiane, si imparerebbe meglio, più in fretta e
magari divertendosi anche di più ma sono anche convinta che questo cambio
radicale porterebbe non pochi problemi ai docenti che, diciamocelo, sono gli
stessi che hanno avuti i nostri genitori al loro tempo.
Il passaggio sta avvenendo in modo lento, ma almeno qualcosa
si sta muovendo.
Un consiglio per riuscire a smuovere tutto ciò potrebbe
essere quello di far seguire ai professori corsi di aggiornamento circa le TIC
e migliorare notevolmente anche la qualità delle lezioni di informatica per
modificare lo schema di apprendimento che abbiamo radicato in noi. E voi cosa
ne pensate?
Tecnoloxicamente
vostra, Irene.
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